Far convivere la generazione dei senior con quella dei Millenial in azienda è una delle sfide degli Hr manager non solo di oggi ma anche di domani. Non a caso durante l'ultimo World Economic Forum di Davos, il premier canadese Justin Trudeau ha invocato con fermezza: «Una società che riconosca la diversità come fonte di forza», portando al centro della discussione fra i rappresentanti delle più grandi aziende al mondo l'importanza di ridurre le disparità sui luoghi di lavoro per aumentare la produttività. Un tema caldissimo per tutte le aziende e in particolare per quelle nazionali se è vero che nel 2033 in Italia la quota di over 50 arriverà a 22,5 dagli attuali 17 milioni. Con un tasso di occupati in questa fascia destinato a lievitare, non solo per l'inarrestabile invecchiamento demografico, ma anche per l'innalzamento dell'età pensionabile.
Due i punti sensibili che gli Hr manager dovranno mettere in agenda: da una parte gestire le risorse senior, motivarle, farle sentire attive all'interno dell'organizzazione aziendale, aggiornare costantemente le loro skill. Dall'altra ingaggiare e fidelizzare nuove risorse. Giovani con una forte cultura digitale, nuovi bisogni, necessità e soprattutto con un nuovo approccio al lavoro. Il grande tema per le direzioni Hr sarà, dunque, quello di azzerare le tensioni tra vecchie e nuove generazioni. Trasformare punti di debolezza in punti di forza che agevolino la crescita dell’impresa. «Quelli che hanno più difficoltà in questo contesto sono gli over 50 perché le nuove modalità di approccio al business che i mercati di oggi impongono, così come la velocità d'azione e la grande trasformazione digitale che le imprese stanno vivendo, per loro rappresentano criticità, mentre per le nuove generazioni sono tutti temi fisiologici», spiega Serena Zaninetta, Operation director di Right Management Italia e membro di Aiso.
«Per questo la maggior parte dei senior in azienda si sentono a disagio e nutrono nei confronti delle nuove generazioni diffidenza». Così spesso si chiudono a riccio, non si aprono, non condividono la loro esperienza e il loro sapere aziendale con i junior.
Come affrontare questo disagio?
Prima di tutto dando ai senior gli strumenti adeguati per formarsi e aggiornarsi e poi facendo ricorso al career conversation, l'unico strumento in grado di far convogliare le esperienze di ognuno verso i bisogni dell'azienda.
Di cosa si tratta esattamente?
Di un confronto aperto e continuo tra azienda e dipendenti di vecchie e nuove generazioni che ha valore per tutti.
Perché?
Il grande problema che le imprese si troveranno ad affrontare nei prossimi anni sarà quello di utilizzare al meglio il proprio capitale umano. Da qui l'importanza di effettuare un aggiornamento puntuale delle aspettative, dei problemi, dei bisogni formativi dei propri dipendenti , indipendentemente dalla loro età. Obiettivo: coinvolgerli, ingaggiarli, condividere con loro i target e le strategie aziendali .
Ma come funziona esattamente questa career conversation?
Si tratta di costruire dei dialoghi costanti tra il personale e i loro referenti non più centrati solo sulla valorizzazione dei risultati raggiunti, ma anche su altri aspetti della vita aziendale: le relazioni con i collaboratori, le aspirazioni di carriera, il potenziale, la motivazione, le problematiche, in modo da pianificare iniziative di sviluppo e/o di carriera per collocare le risorse nelle posizioni in cui sanno esprimersi al meglio. I feedback tra dipendenti e manager devono essere continui e prospettici. La sfida è quella di avere con il personale un approccio integrato e omnicomprensivo, perché quando in azienda si aumenta il livello di confronto, in automatico si aumenta anche l'inside. Con questo approccio di confronto continuo gli over 50 si sentono più predisposti a dire quello di cui hanno bisogno, mentre le nuove generazioni capiscono di rappresentare un valore per l'azienda. E le tensioni tra generazioni diverse calano. Insomma, nelle aziende il livello di ascolto e di confronto deve aumentare se si vuole crescere con l'apporto del capitale umano interno. Google e Facebook insegnano.