AISO

Le chiamano soft skill o competenze trasversali e altro non sono che quelle capacità personali che fanno parte del nostro carattere e che ci rendono unici gli uni dagli altri. Caratteristiche che nel corso del tempo sono sempre più valutate dalle aziende e che a volte, a parità di competenze tecniche, possono essere decisive per l’inserimento o meno in un’ organizzazione aziendale. Non si tratta, quindi, di competenze tecnico-specialistiche o hard skill che, invece, dipendono dal nostro bagaglio formativo e dalle esperienze professionali pregresse. Piuttosto stiamo parlando di abilità come adattabilità, flessibilità, empatia, capacità di gestire i conflitti, di persuadere, di comunicare. Solo per fare qualche esempio.
E non è una banalità. Basti dire che nel 2017 Google ha diffuso i risultati di uno studio condotto internamente in cui sono stati esaminati vari team per determinare i gruppi più innovativi e produttivi in azienda. La ricerca ha stabilito che i team con le migliori performance non erano quelli composti da luminari, bensì quelli interdisciplinari in cui i dipendenti avevano messo in campo le proprie competenze trasversali durante il processo collaborativo.

«Per questo è importante per ogni persona saper individuare, coltivare e promuovere in maniera efficace le proprie soft skill», interviene Michela Minardi (in foto), Senior Consultant di Right Management, società di ManpowerGroup leader nel campo del Career e del Talent Management e socio di Aiso. «Del resto in un contesto economico sempre più imprevedibile a cui le organizzazioni devono adattarsi velocemente è chiaro che in fase di selezione si preferisca arruolare risorse in grado di affrontare e gestire l'incertezza», spiega l’esperta. Ma quali sono le abilità soft più apprezzate dalle aziende?  «Flessibilità, adattabilità,  creatività e  capacità di lavorare in team», risponde Minardi.

 Come scoprirle

Peccato però che nei curricula queste capacità personali spesso non vengano esaltate. Anche perché la maggior parte di noi fatica ancora a riconoscerle e a farle emergere. Eppure le modalità per farlo non mancano. Per esempio molte aziende per valutare le soft skill sottopongono a un test della personalità ai propri candidati. Domande mirate che aiutano a far emergere i tratti principali del carattere e le propensioni  ed evidenziare i comportamenti che il candidato adotterebbe in determinate situazioni. A volte sono talmente accurati da svelare persino il potenziale tasso di affinità tra un manager e il suo futuro collaboratore. Ma può aiutare anche «Focalizzarsi su come si sono affrontate esperienze di lavoro passate », afferma la Manager. «Specie se l’analisi viene fatta con l’aiuto di coach come normalmente avviene, per esempio, durante il bilancio delle competenze previsto da un percorso di outplacement. Ripensare al proprio modo di lavorare, infatti, aiuta a capire se si opera meglio in gruppo o in autonomia, se si è creativi e innovativi o se si tende a riproporre modelli già visti etc». 

Come potenziarle

Una volta individuate le soft skill vanno poi potenziate per trasformarle in elementi distintivi capaci di fare davvero la differenza. «Per esempio seguendo corsi di formazione ad hoc, piuttosto che partecipando a workshop e seminari su quelle particolari soft skill», aggiunge Minardi. «Un percorso di sviluppo competenze personalizzato ha molto più valore di uno generico. Ciò significa che se una persona riconosce come sua competenza la capacità di lavoro in team suggerirle la partecipazione a seminari specifici, piuttosto che a workshop per potenziare questa competenza è fondamentale» conclude la Manager.