Reskill è la parola d'ordine per restare competitivi sul mercato del lavoro. A lanciare l'invito a riaggiornare le proprie competenze è stato The Future of Jobs, il rapporto pubblicato dal World Economic Forum (Wef) in base al quale entro il 2020 cinque milioni di posti di lavoro nel mondo andranno persi, rimpiazzati da robot e intelligenza artificiale, i motori di quella che viene chiamata 4° Rivoluzione industriale. E in Italia, in particolare, il numero dei posti di lavoro destinati ad andare persi si attesta attorno ai 200 mila. Un'evoluzione già in corso che nei prossimi anni causerà un’ampia disruption non solo nei modelli di business, ma anche nel mercato del lavoro. Quello che si andrà a delineare sarà dunque uno scenario completamente nuovo, all'interno del quale per muoversi e restare competitivi è necessario possedere conoscenze digitali che oggi la maggior parte dei lavoratori non ha. A dirlo sono le ultime ricerche in materia in base alle quali il 94% degli over 50 in cerca di lavoro riconosce la rilevanza delle competenze digitali, ma solo il 14% ha fatto corsi di aggiornamento negli ultimi due o tre anni. Analfabeti digitali sono però anche i 40enni. Risultato? Oggi circa il 40% della forza lavoro in Europa non possiede una educazione digitale. Un quadro destinato a peggiorare. L'Unione Europea, infatti, ha stimato che entro il 2020 ci saranno 900 mila posti di lavoro vacanti a causa di questa carenza. «Oggi apprendere nuove competenze è fondamentale se si vuole mantenere una buona impiegabilità», avverte Serena Zaninetta, Operation Director di Right Management e membro di Aiso, l'Associazione che raggruppa le principali società di outplacement made in Italy. «Questo significa che la learn ability nei prossimi anni sarà un elemento chiave per il futuro dei lavoratori». Alle aziende il compito prima di verificare le capacità di apprendimento di nuove competenze dei loro dipendenti e poi quello di alimentarle supportando le persone ad assimilare le nuove conoscenze.
Le skill che aumentano l'impiegabilità
Già, ma quali sono esattamente le competenze che bisogna possedere? «La Commissione Europea ne ha evidenziate otto», suggerisce Zaninetta, «tutte legate alla sfera digitale e tutti i lavoratori, indipendentemente dall'età anagrafica dovrebbero farle proprie per passare dalla condizione di impiegati a quella di impiegabili». Si va dalla capacità di comunicare in maniera corretta, sia per iscritto sia oralmente, nella propria madrelingua e in almeno una straniera, alla padronanza sicura delle competenze aritmetico-matematiche, passando dalla capacità di applicare le conoscenze e la tecnologia ai bisogni umani percepiti (quali la medicina, i trasporti o le comunicazioni), e dalla competenza digitale: ovvero la capacità di usare in modo sicuro e critico la tecnologia dell’informazione e della comunicazione in ambito lavorativo, nel tempo libero e per comunicare. Ma viene riportata pure la abilità di imparare a imparare così come quella di partecipare in maniera efficace e costruttiva alla vita sociale e lavorativa. Un processo evolutivo che spesso mette in difficoltà gli over 50, specie quelli meno flessibili. «Per aiutarli in questa delicata fase di transizione, uno strumento molto valido è il reverse mentoring», afferma Zaninetta. «Molte le imprese che già lo utilizzano con buoni risultati. Si tratta di formare i giovani, che già posseggono una cultura digitale, in modo che poi siano loro a evangelizzare i senior all’interno dell’organizzazione. E questi ultimi, dal canto loro, insegneranno ai junior il know how e la cultura aziendale. Uno scambio alla pari molto efficace», conclude Zaninetta.