AISO

Avere contatti non basta per avere successo sul mercato del lavoro. E’ saperli gestire in modo strategico che fa la differenza. Ecco come muoversi.

 

 

Secondo gli ultimi dati Eurostat, l’82% degli italiani trova occupazione affidandosi alla propria cerchia di conoscenze, contro una media europea che si attesta attorno al  28%.   Numeri che evidenziano ancora una volta come, in un mercato del lavoro complesso, ad alto tasso di disoccupazione e sempre più competitivo, avere un network di contatti ben consolidato e ben gestito fa la differenza. Ed è per questo che potenziare la propria rete di contatti e saperla mettere a frutto in modo efficace diventa quanto mai strategico, indipendentemente dal ruolo che si ricopre nell’organigramma aziendale. Anche se la schiera di coloro che ancora non lo hanno capito è lunga.  «Molti infatti sono quelli che si imbarazzano nel rivelare ad altri che per motivi diversi sono alla ricerca di un nuovo lavoro. Altri, invece, sono restii nel chiedere informazioni per paura di disturbare o essere invadenti», chiarisce Silvia Peroni, Responsabile del Delivery di Corium, società di consulenza specializzata in career transition e socio fondatore di Aiso.  «Senza rendersi conto che l’errore più grande che un Manager può fare è inviare un cv in prima battuta a un altro Manager. Così facendo infatti non comunica la volontà di portare avanti un progetto professionale in maniera propositiva, ma rischia di bruciare la sua rete di contatti».

 

L’obiettivo fa la differenza tra networking e “chiacchiere tra amici”

 

Dunque che fare? «Innanzitutto va chiarito che il network, ovvero la rete di persone che conosciamo nel mondo del lavoro e al di fuori di esso, si basa su una relazione di reciprocità ovvero su un dare e avere di informazioni, tempo, contatti etc.», spiega Peroni. «Contatti che devono essere gestiti con obiettivi precisi da conquistare. Fare networking significa infatti raccogliere informazioni, individuare nuove opportunità e ampliare  la rete dei propri contatti». Alla base di tutto ci deve essere però un target chiaro da raggiungere. «E’ quest’ultimo infatti che, unito ad obiettivi precisi e ad una strategia definita ad hoc in base alla tipologia di contatto, distingue l’attività di networking  da una normale chiacchierata fra amici», precisa Peroni.
E se lo si fa in maniera corretta alla fine i vantaggi che ne derivano sono più d’uno: si possono ottenere informazioni su aziende, ruoli professionali e diversi settori di attività; c’è la possibilità di confrontarsi con persone più esperte di noi in un determinato ambito oltre, naturalmente, alla possibilità di intercettare nuove opportunità. Tutto questo fa del networking un’attività finalizzata alla crescita professionale delle persone che hanno avviato il contatto. Non va mai dimenticato, infatti, che «Il network è un patrimonio, soprattutto per profili medio alti, ed è il canale che moltiplica le opportunità di colloquio e di ricollocazione sul mercato del lavoro, perché il contatto diretto fra persone dà modo di testare subito la professionalità di chi si propone sul mercato e crea un indubbio vantaggio rispetto al semplice invio del cv», prosegue Peroni.  

 

Come gestire in maniera proficua la rete

 

Per gestire in modo efficace il proprio network la prima cosa da fare è identificare le reti dei nostri contatti. «Tre sono quelle da prendere in considerazione», dice Peroni: «Quella affettiva (amici e familiari) che al contrario di ciò che si possa pensare non va sottovalutata perché può essere fonte di informazioni utili ad orientare la nostra ricerca; informale (fatta dalle persone che condividono con noi interessi al di fuori della sfera lavorativa) e rete formale (quella composta dai contatti di tipo professionale o da persone che non conosciamo direttamente ma a cui possiamo arrivare per interposta persona sia on-line che off-line)», dice Peroni. Il secondo passo consiste nel definire una strategia per ogni contatto, «Ovvero pianificare come avviare il collegamento e gestire il collegamento», precisa Peroni. «Per esempio con persone con cui si ha confidenza si può pensare di telefonare. In caso contrario meglio contattarla attraverso una conoscenza diretta che le è più vicina o inviare una mail». Dopodiché si passa alla definizione della strategia da mettere in atto, all’identificazione delle domande utili al perseguimento del nostro obiettivo che vanno pianificate con attenzione a seconda delle informazioni che vogliamo ottenere: «Chiedere direttamente un lavoro è sbagliato», afferma la Career Coach, «perché non è corretto responsabilizzare l’altro, non è detto che possa aiutarci e si potrebbe creare imbarazzo, ma soprattutto farlo può sminuire professionalmente la persona. Per questo è meglio, a seconda del grado di confidenza che si ha, capire cosa e come chiedere, in modo da mantenere un equilibrio fra le due persone».
Ma attenzione, il networking è un processo lento che va coltivato nel tempo, non da attivare solo quando si è in procinto di perdere o cambiare il lavoro. Solo così diventa uno strumento strategico per riposizionarsi sul mercato del lavoro